
Sui nodi giustizia e Santanchè vice presidente della Camera, il Pdl tenta la frenata, ma rischia di andare a sbattere.
Sembra che da una parte il partito del Cavaliere tenda a gettare acqua sul fuoco, dall’altra un inferocito
Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, alza il tiro: "Adesso si parte. Sarà una grande mobilitazione per realizzare, finalmente, la riforma della giustizia. Lo faremo per via referendaria e Silvio Berlusconi ne sarà il simbolo''.
E dalle pagine di Libero snocciola la sua fase 2, contro la giustizia ingiusta e per “una grande risposta democratica e popolare all'inquinamento giudiziario della politica. Ci battano nelle urne, se ne sono capaci''.
Ma allora se le coscienze vanno mobilitate e lo strapotere dei Pm battuto, come conciliare questo tipo di azione con un equilibrato e moderato approccio alle attività di governo? Come governare con il Pd?
Qui lo spunto lo offre Brunetta, ma è un tentativo di mediazione più che una reale mediazione: “Non sarà una riforma contro qualcuno, ma a favore. A favore di tutti quegli italiani che hanno sofferto per i danni provocati dall'inefficienza del sistema giudiziario''.
Come dire: vogliamo menar duro, ma correttamente vi avvertiamo, preparatevi.
Intanto il voto per l’elezione di un vicepresidente della Camera e di due segretari d’Aula è slittato ulteriormente. Probabilmente la prossima settimana si vedrà se alle buone intenzioni seguiranno i fatti.
Con il Pdl che candida
Daniela Santanché senza se e senza ma e la lettera dei 70 senatori che chiedono uno “scatto d’orgoglio” al Pd, tutto può succedere.