

Mentre a
Silvio Berlusconi l’accelerazione dei processi decisi dai giudici di Milano impedisce a di fare politica, come da sua dichiarazione (perché il calendario delle udienze, fissato per il processo
Ruby, è« in totale e netto contrasto non solo con la prassi, non solo con il buonsenso, ma anche in assoluto contrasto con gli auspici recentemente rivolti dalle alte cariche dello Stato di consentire a Berlusconi di poter svolgere la sua attività politica", con questo calendario "così non è» si legge nelle 39 pagine depositate nella cancelleria del tribunale di Milano dai suoi avvocati) il pressing del
Pdl su
Scelta Civica perché alla quarta votazione i senatori montiani facciano convergere i voti su
Renato Schifani lascia prefigurare un’intesa che va oltre Palazzo Madama e prepara le condizioni della prossima campagna elettorale.
Nei corridoi del Senato, infatti,
Maurizio Gasparri e
Mario Mauro sono stati visti parlare in vista di un eventuale ballottaggio pomeridiano. Ma stiamo ai dati. Il centrosinistra può contare su 123 senatori, mentre Pdl e Lega insieme arrivano a 117. Dunque i montiani, con 19 voti a disposizione, sono fondamentali per l’elezione di
Renato Schifani in caso di un confronto a due
Schifani-Grasso. Risolutivi per risolvere la partita a Palazzo Madama. Ed è stato chiaro
Paolo Romani nel far riferimento al 1994, quando nel ballottaggio tra Scognamiglio e Spadolini, fu il primo a prevalere per un voto e da quella scelta cambiò la politica italiana.