
Beppe Grillo ‘cala’ a Roma, fa la conferenza stampa nella sede della Stampa Estera, poi viene ‘beccato’ in un ristorante del centro. Lui cerca di seminare telecamere e microfoni al grido di “salvatemi dai cronisti…”.
Poi un salto negli uffici a
5Stelle del Senato e mentre i cameraman lo riprendono lui scherza: “Maledetti dissidenti, dove siete? Dove diavolo siete?”. E a chi lo accusa di essere il “padre-padrone” del Movimento replica così: “Io sono il leader” del
M5S, “ho una opinione che può essere condivisa oppure no. Io sono solo il garante e non decido”. Non mancano stoccate a
Renzi che Grillo non definisce più “l’ebetino di Firenze” ma “adesso è diventato Dorian Gray” e il riferimento è al foto-montaggio più postato sui social in questi giorni in cui si vede Renzi allo specchio e l’immagine riflessa di Berlusconi.
Più soddisfatto delle domande dei giornalisti stranieri – “loro sì che fanno domande serie” – che dei nostrani,
Grillo torna sulla legge elettorale per dire che le preferenze “sono una battaglia storica del M5S” già all’epoca del primo V-day: “via i condannati dal Parlamento, limite di due mandati e le preferenze”.
Dalla politica al teatro:
Grillo-one-man-show. La politica sarà ancora il leit motiv delle otto date di “Te la do io l’Europa”, spettacolo che racconterà “l’Europa insostenibile”. Tra palcoscenico e realtà dov’è la differenza?