
I tempi si dilatano anche se nel codice renzese la parola “rallentare” non è contemplata. Lo schema di fondo della compagine di sottogoverno – viceministri e sottosegretari – è pressochè chiuso e anche qui il premier ha dovuto lavorare di cesello col bilancino del manuale Cencelli.
Restano le limature ma si sa, quando si deve chiudere una lista di nomi così complicata perchè bisogna far combaciare gli equilibri interni al Pd con quelle degli alleati, sono proprio le limature dell’ultimo minuto a rallentare la corsa, anzi la partenza in corsa, del nuovo esecutivo. Il Cdm è atteso per stasera ma potrebbe slittare a domani. Il numero complessivo delle poltrone da assegnare oscilla tra
40 e 50, un punto di equilibrio potrebbe essere trovato a metà strada: 45.
POLTRONE PD. Venticinque-ventotto nomine, per accontentare tutte le componenti dem e blindare così il partito in parlamento. Tra le riconferme ci sono quelle di
Pier Paolo Baretta all’Economia e di Lapo Pistelli (mèntore politico di Renzi) agli Esteri. Al ministero delle Riforme potrebbero andare
Sabrina De Camillis e Sesa Amici, già sottosegretari nel governo Letta, mentre il renziano
Erasmo De Angelis dovrebbe restare alle Infastrutture e per
Giovanni Legnini si potrebbero aprire le porte di Via XX Settembre oppure la riconferma della delega all’Editoria. Anche per
Claudio De Vincenti non sono previsti traslochi.
Tra le new entry, in pole position restano i nomi che girano da giorni sulla pattuglia dei renziani: da S
imona Bonafè ed Emanuele Fiano in ballo per il Viminale, a
Matteo Richetti e David Ermini. Un posto al sole pare pronto anche per il renzianisimo
Luca Lotti, uno dei più stretti collaboratori del premier. Poltrona in vista anche per Ivan Scalfarotto (renziano) dato in avvicinamento al ministero dell’Istruzione,
Antonello Giacomelli (franceschiniano) alla Cultura in affiacamento al ministro Franceschini e il fiorentino doc nonché renziano
Eugenio Giani. Da due giorni si parla anche di un ritorno nella compagine governativa di
Cecilie Kyenge che potrebbe ottenere una delega alle Pari Opportunità.
Sandro Gozi (renziano) è dato in avvicinamento a Palazzo Chigi con la delega ai Rapporti con l’Ue, ma in partita resta anche Enzo Moavero, montiano già sottosegretario nel governo Letta.
La limatura in casa Pd riguarda l’ingresso o meno della componente lettiana.
POLTRONE “ALLEATE”.
Sette è il numero degli alfaniani ma c’è anche chi nel Nuovo Centrodestra punta sul numero 10. In pole position per il ministero della Giustizia il giovane capogruppo alla Camera,
Enrico Costa (che lascerebbe il ruolo all’ex ministro
De Girolamo). Non dovrebbero esserci sorprese per
Simona Vicari allo Sviluppo Economico, per
Gioacchino Alfano (Difesa) e per
Luigi Casero (Economia) ma tra gli alfaniani si starebbe ancora ragionando sulla lista da consegnare al premier, anche perché dentro Ncd in queste ore il clima non sarebbe dei migliori. Tra i potenziali sottosegretari gira il nome di
Bruno Tabacci del Centro Democratico.
SCELTA CIVICA. Restano al loro posto
Ilaria Borletti Buitoni (Beni culturali) e
Carlo Calenda (Lavoro) ma a sottosegretari potrebbero essere promossi anche
Benedetto della Vedova (Economia),
Pietro Ichino,
Irene Tinagli ed
Enrico Zanetti.
UDC: in pole position
Nicola Rao.
POPOLARI PER L’ITALIA:
Andrea Olivero in avvicinamento al Welfare.