
Presidenza della Fondazione De Gasperi. La domanda sorge spontanea: perché Angelino Alfano è subentrato a Franco Frattini? Alla luce del sole la risposta a questa domanda, sic et simpliciter, è: Frattini essendo tornato al Consiglio di Stato (con tanto di lauto stipendio) non avrebbe potuto presiedere una fondazione politica.
In realtà le cose sono un pochino diverse:
Frattini al Consiglio di Stato, essendo presidente di sezione, non ha ricevuto alcun sollecito a cedere il passo, né da regolamento è obbligato a farlo. Ma ha ritenuto opportuno dimettersi e proporre Alfano alla guida. Magari per “ingraziarsi” un Pdl che potrebbe (e dovrebbe) sostenerlo in futuro nella corsa all’incarico di segretario generale della Nato, o per ricucire i rapporti con i falchi berlusconiani che lo vedono ancora troppo democraticamente affine al Professor
Monti. Fatto sta che la facile malizia potrebbe prendere il sopravvento.
La Fondazione De Gasperi è legata a filo doppio con il Ppe essendo anche membro del CES, il Centro Studi del Partito Popolare Europeo. Il partito Pdl, attualmente e nonostante qualche piccola incomprensione, fa parte del Ppe. Ma la nuova Forza Italia, quella che Berlusconi sta per varare, sarà (al contrario del pesante Pdl) un partito leggero: via le cariche squisitamente politiche, avanti con i manager, snelli e briosi (alla Marchini, giusto per intenderci). Lo statuto del Ppe, tuttavia, su questo punto è molto chiaro: possono entrare a far parte del “contenitore” tutti quei partiti che hanno una valenza e una matrice decisamente politica. Su questo non si discute. Siamo sicuri, dunque, che accetterebbe un partito di coordinatori-manager?
Ecco la soluzione: cosa c'è di meglio per
Alfano (e per Berlusconi) che andare alla presidenza della Fondazione De Gasperi, valido “grimaldello” per traghettare nel Ppe la nuova Forza Italia? Niente, appunto.