

Con l'intervista di domenica al
Corriere della Sera, Raffaele Fitto ha ufficializzato la sua discesa in campo come
competitor di Angelino Alfano nella corsa al controllo del
Pdl.
Dopo
rapide consultazioni con Saverio Romano, Mariastella Gelmini, Giancarlo Galan, Mara Carfagna, Renata Polverini, Gianfranco Rotondi, Daniele Capezzone e altri dirigenti della
componente "lealista", l'ex governatore pugliese ha deciso di lanciare la sua mozione e chiedere ufficialmente il congresso, partendo dal presupposto che se Alfano ha deciso davvero di cambiare il regime carismatico del partito allora dovrà accettare di mettersi in gioco e scendere in campo in
una vera sfida in campo aperto.
Fitto negli ultimi giorni ha
respinto alcune proposte che gli sono state sottoposte come la responsabilità del settore organizzazione e il posto di capogruppo. Non è una poltrona "minore" a cui punta in questa fase. Il dirigente pugliese è convinto di essere l'unico con la forza e la capacità organizzativa con cui poter competere con la
macchina ciellina che sovraintende al salto di qualità della leadership alfaniana.
Inoltre i primi abboccamenti lasciano
intravedere adesioni interessanti e convinte da parte
del mondo ex An - alla ricerca di qualcuno che possa assicurare un solido ancoraggio del Pdl nel perimetro del centrodestra - e
anche qualche rientro da Fratelli d'Italia in un eventuale partito a sua guida.
Insomma la possibilità di arrivare a un match dal risultato non scontato per la guida del Pdl tra due quarantenni esiste tutta.
Dentro l'area apertamente schierata con Silvio Berlusconi nella disfida per la fiducia al governo Letta qualcuno però lamenta il suo essersi
mosso senza prima consultare tutti i dirigenti di maggior peso. In sostanza, spiega qualcuno, Fitto avrebbe dovuto far emergere la sua candidatura e fare in modo che fossero gli altri a evocarla e non farsi sotto lui.
Altri aggiungono che ci vorrebbe un vice
nordista per conservare la storica trazione settentrionale del movimento. L'ex ministro pugliese, però, ribatte che di fronte all'affondo di Alfano per mettere le mani sul partito era necessario fare presto e uscire dall'angolo, offrendo una alternativa lealista all'elettorato berlusconiano che in buona parte ha spezzato il suo rapporto di fiducia con Alfano e con i
ministri pidiellini del governo Letta.
A questo punto
Fitto promette di andare fino in fondo, anche al di là di eventuali richieste di frenata da parte dello stesso Berlusconi. E già martedì con la sua
partecipazione a Ballarò consumerà un ulteriore passo verso il grande e inedito duello per la successione allo storico leader del centrodestra.