
Marcello De Angelis, fino a pochi giorni fa direttore del
Secolo d’Italia, non ha dubbi: l’assemblea della
Fondazione Alleanza Nazionale, in programma il prossimo
14 dicembre, sarà l’ennesimo terreno di scontro fra le correnti della destra italiana.
Come dargli torto! L’attività della Fondazione nata
per tutelare il patrimonio di An dopo la confluenza nel Popolo della Libertà, è sotto la lente d’ingrandimento dell’autorità giudiziaria, in seguito all’esposto presentato dall’ex segretaria particolare di
Gianfranco Fini, Rita Marino, che ha paventato ipotesi di illeciti penali a carico dei dirigenti.
Il Giudice per le indagini preliminari di Roma, nelle scorse settimane, ha respinto la richiesta d’archiviazione presentata dalla Procura, evidenziando l’esigenza di indagini più approfondite da parte degli inquirenti, con riferimento ad alcune sospette operazioni bancarie esaminate, a detta del Gip, troppo superficialmente.
Il 14 dicembre dunque si annuncia una riunione
dai lunghi coltelli resa ancora più tesa,
oltre che dall’inchiesta della magistratura, dai mai sopiti regolamenti di conti fra ex correnti del partito.
C’è chi
fra i soci della Fondazione, presieduta dall’ex senatore Franco Mugnai e gestita da un comitato di gestori, controllato a sua volta da un comitato di garanti, è intenzionato a chiedere di scongelare il simbolo di An (vedi Gianni Alemanno) per poterlo utilizzare alle prossime elezioni europee.
Ma analizzando le varie evoluzioni politiche seguite allo scioglimento di An e alla confluenza nel Pdl ci si accorge che, all’interno della Fondazione, oggi sono presenti una
varietà di soggetti politici pronti a “beccarsi” l’un l’altro.
Ci sono i
Fratelli d’Italia della Meloni e di Rampelli; ci sono gli
ex di Futuro e Libertà; ci sono esponenti di
Forza Italia che fanno riferimento a Gasparri e Matteoli; ci sono quelli del
Nuovo Centrodestra di Alfano capitanati da Augello e dall’Angelilli; e ci sono poi i vari pezzi della destra tipo
Ronchi e Urso che avevano seguito
Fini, salvo poi pentirsi e rientrare nell’orbita berlusconiana.
Quale interesse potrebbero mai avere i forzisti di Gasparri, gli alfaniani di Augello, i fratelli della Meloni e di La Russa a far scongelare il simbolo nel momento in cui potrebbe essere utilizzato alle elezioni europee nell’ambito di operazioni politico elettorali concorrenti?
L’onorevole Antonio Buonfiglio, che aveva seguito Fini nel Fli e che oggi sta lavorando ad una ricomposizione dell’area di destra, ha proposto di
aprire l’assemblea al contributo di tutti gli ex iscritti di An e di non limitarla ai soli soci, il cui numero si è pure drasticamente ridotto negli ultimi tempi.
Dovrebbero essere infatti i vecchi militanti a decidere se rimettere in pista il simbolo, tentando di ricostituire intorno a questo una nuova proposta politica di destra.
Invece,
come sospetta De Angelis (che ha lasciato la direzione del Secolo d’Italia di fronte alla difficoltà concreta di impostare una precisa e coerente linea politica, a causa dei ripetuti conflitti fra fazioni all’interno della Fondazione e nella stessa redazione), si andrà alla
conta interna fra i soci e chi avrà più numeri sarà in grado di imporre la propria volontà.Pare che in questi giorni, i vari big collocati chi da una parte, chi dall’altra, stiano contattando i vari soci per carpirne gli umori e il relativo posizionamento correntizio.
I berlusconiani duri e puri sono pronti alle barricate pur di tenere congelato il simbolo per evitare che possa cadere nelle mani di Storace, Alemanno e company. Ma c’è già chi, prevedendo il possibile esito dell’assemblea, si sta attrezzando per presentare i relativi ricorsi facendo leva sugli immancabili cavilli burocratici.
E così
arriverà l’ennesimo giudice a decidere il destino della destra italiana.
E sì, perché se
le piazze sono sempre più
vuote, nei tribunali altroché se la destra è ancora
viva e vegeta!!!!