

La Chiesa fa politica? Quando se ne sta rintanata in un cantuccio fa il bene di tutti. Quando si esprime dà fastidio a tutti. Dà fastidio alla destra quando insiste sull’immigrazione, i ponti, quando “fornisce il cuore buonista” al cosmopolitismo, al mondialismo di stampo sorosiano; dà fastidio alla sinistra, invece, quando è ferma sui valori non negoziabili: no al divorzio, all’aborto, all’eutanasia, alle droghe, all’utero in affitto, al gender considerato da papa Francesco (usato come icona libertaria dai laicisti) “un errore della mente”.
Ultimamente lo stesso Santo Padre ha auspicato l’era dei cattolici adulti, che devono tornare a fare politica con la p maiuscola, smentendo lo stereotipo dei credenti chiusi nelle loro case-Mulino bianco, intenti solamente a figliare come conigli, astratti e distanti da qualsiasi idea di Stato, di governo, di polis, di comunità di destino; al massimo impegnati nel sociale caritatevole-filantropico, per niente diverso rispetto a qualsiasi ong.
Insomma, viva la nuova partecipazione dei credenti in politica, dopo il fallimento dello schema-Ruini (i cattolici nei partiti), che non ha impedito la violenta laicizzazione della società italiana, l’arretramento del cristianesimo e l’introduzione di tante, troppe leggi contrarie al diritto naturale.
Ma il risultato finora ottenuto è comunque la scarsa politicizzazione dei credenti (il processo è lungo), e la politica fatta unicamente dalla Curia. Anzi dalle Curie (si legga dialettica Cei).Non c’è apertura di monsignor Galantino a cui non risponda qualcun altro. In un ottica frenante, riequilibrante. Poi arriva il santo Padre che media al centro. Saggezza antica? Ragion di Stato? Ma con che frutti e a quale prezzo? Proviamo a rovesciare lo schema: un cattolico deve essere favorevole o contrario allo ius soli? Analizziamo il tema da adulti, senza aspettare il disco verde o il disco rosso dalla Cei.
Galantino ha addirittura bacchettato i grillini, rei di aver cambiato impostazione. Esempio pratico di misericordia a senso unico: misericordiosi con tutti, meno che con i credenti che sfuggono al religiosamente corretto (è accaduto pure in occasione del Family Day, subìto dalle gerarchie). E poi, un cristiano può convertirsi, redimersi, cambiare idea? Anche quel Grillo, fino a qualche mese fa, considerato amico, un alleato da capire, vicino grazie al cattolico reddito di cittadinanza e alla moralità imposta come dogma politico (si pensi alle posizioni espresse da Marco Tarquinio, direttore di Avvenire); e oggi alla luce del suo cambio di rotta sullo ius soli, diventato un nemico da bruciare al rogo?
Ma entriamo nei contenuti.
1) Mistica dell’accoglienza, buonismo umanitario e chiusura razzista, identità-fortezza sono atteggiamenti uguali e contrari, sbagliati e ideologici;
2) Un conto è il diritto all’accoglienza (atto circostanziato e limitato storicamente), il diritto alla dignità del migrante che fugge da guerre o dalla miseria (con relative politiche per ritrovare questa dignità anche a casa sua e tutelare, nello stesso tempo, i nostri poveri e i nostri deboli, nell’ottica del “primato della casa che accoglie”, cioè l’Italia); un conto è la cittadinanza, un atto imperativo e definitivo;
3) La logica strappalacrime del bimbo che studia da noi e che deve diventare italiano, è fuorviante, L’attuale legge in materia già stabilisce l’automatismo di chi nasce in Italia da genitori diventati italiani. Nel 2016 ben 70mila lo sono diventati. Con lo ius soli arriveremmo a quota 800mila.
4) Se manca quel passaggio (da genitori diventati italiani), si arriverebbe a situazioni confuse, ambigue e drammatiche, tipo figli italiani di genitori ancora non italiani.
5) Ma il tema è ovviamente culturale: chi vuole da noi l’etno-sostituzione, movendo dalla nostra denatalità? Chi vuole l’introduzione massiccia di nuovi italiani solo legalmente ma non culturalmente? La risposta è semplice: chi aspira a un mondo di apolidi (senza identità storica, culturale, religiosa), di precari (senza identità sociale, lavorativa), di liquidi (senza identità sessuale). Un mondo ateizzato, laicizzato, decaffeinato (dove gli uomini sono solo consumatori e schiavi dell’economia), che chiamano moderno, progressista, cosmopolita e globale. Stiamo parlando delle lobby mondialiste, delle caste bancarie, finanziarie, dei signori della moneta, del governo mondiale dell’economia e dei loro ascari nazionali, presenti ovunque.
Ci dobbiamo rassegnare ad abitare in non-luoghi e a essere non-popoli? Ecco perché il tema dello ius soli che abolisce di fatto lo ius sanguinis, in un momento storico come questo, è estremamente pericoloso. Le due cose devono integrarsi.
La cittadinanza, al contrario dell’accoglienza, non può basarsi su meccanismi automatici. Implica un cammino, un percorso, un atto della volontà nel tempo: studiare la lingua italiana, la cultura italiana, avere un lavoro, conoscere la Costituzione, rispettare le nostre leggi, accettare i valori fondanti della nostra storia e identità. Ricordo in proposito l’insegnamento del cardinale Biffi, il quale ebbe modo di fare la differenza tra immigrazione compatibile e quella no (il primato dell’integrazione culturale, su quella sociale e giuridica, cioè del basta un posto di lavoro e non violare le leggi).
#galantino #iussoli #migranti
Monsignor Galantino si ricordi dell’insegnamento del cardinal Biffi.