

di
Micaela Del Monte.
Dopo Lampedusa e la Sicilia orientale, adesso è il turno di Milano.
Il flusso di immigrati, infatti, si è spinto fino al capoluogo lombardo. Sono siriani, vengono dal sud Italia e sono giunti a
Milano in treno. Qui aspettano di poter uscire dall'Italia per raggiungere qualche Paese del
nord Europa.
Per questo si sono accampati nella
Stazione Centrale tra le sale d'aspetto e le banchine: donne (anche incinta), uomini e bambini piccoli. Tutti senza rifugio e beni primari, attendono di poter andare in
Svezia, ma il problema è che le leggi comunitarie impongono ai rifugiati di chiedere asilo nel primo Paese in cui arrivano.
E senza il diritto d'asilo non possono uscire dal Paese.
La situazione è piuttosto complicata, perché gli immigrati sono tanti e sono bloccati nella città meneghina. Tra i rischi, esiste per il pericolo di "
sciacallaggio".Tanti, soprattutto
nord africani, infatti, si avvicinano ai siriani e promettono loro alloggi e auto con cui scappare. Promesse irrealizzabili che sfociano in truffe e furti.
Al momento si stanno occupando dei rifugiati le associazioni del terzo settore, che forniscono loro generi di prima necessità e nel limite del possibile alcuni appartamenti per passare la notte.
Per l'assessore, il governo avrebbe dovuto fare scelte diverse: anzitutto avvertire le istituzioni del nord che i migranti stavano arrivando dalla
Sicilia; poi stringere un accordo urgente con la
Svezia per creare un "corridoio umanitario" per lasciar passare queste persone.
Al momento il problema sembra difficile da risolvere, anche dal punto di vista burocratico, ma queste persone non possono continuare a vivere in stazione.
E non solo per il loro bene.
