
Dopo la restaurazione della Barcaccia di piazza di Spagna e lo stanziamento di 1,5 milioni di euro per il restauro della scalinata di Trinità dei Monti arriva un'altra bella notizia per Roma e per i romani.
Infatti, dopo sei anni di lavoro, di studi, restauri e consolidamento, dopo 6 milioni di euro spesi, è tornata a risplendere nelle campagne capitoline un'altra bellezza della Roma imperiale: la Natatio all'aperto delle Terme di Diocleziano, le più grandi del mondo antico, che tornano alla luce insieme a quel gioiello, stile michelangiolesco, del Chiostro piccolo di S. Maria degli Angeli, con cui Pio IV nel '500 coprì parte degli impianti.
Adesso, in onore delle celebrazioni per il bimillenario della morte dell'imperatore Augusto (63 a.C.-14 d.C), vengono restituiti ai romani 3200 mq di percorso di visita, in un dialogo continuo tra età classica e Rinascimento, tra quel che fu originariamente e ciò che divenne, tra la ritrovata Aula VIII (900 mq un tempo coperti affacciati sulla Natatio) e l'inedito affresco del Cinquecento con Cristo morto sorretto da tre angeli, ritrovato a sorpresa su una lunetta del chiostro.
La “
Natatio”
era la più grande piscina scoperta dell'antichità: si estendeva per oltre 4mila metri quadrati, fino all’attuale via Cenaia (oggi la sua parte centrale è occupata dal cinquecentesco chiostrino Ludovisi) e di cui restano oggi visibili 600 metri quadrati. Profonda poco meno di un metro e mezzo, conteneva cinquemila metri cubi d'acqua. Spettacolare è la facciata di oltre venti metri concepita come una scenografia teatrale che tanto ha suggestionato gli artisti dal ’500 al ’700, dal Palladio a Piranesi.
Adesso la Natatio viene restituita al pubblico, dopo 30 anni di chiusura e tre di restauro.
In tutto le terme, utilizzate fino al V secolo, ricoprivano
14 ettari di superficie per 4 mila metri cubi d'acqua al giorno, con tanto di
Frigidarium, Tiepidarium e
Calidarium. Pur essendo un luogo a destinazione anche "popolare" (non vi era separazione tra schiavi e patrizi, ne' tra uomini e donne), erano ricoperte di
preziosissimi marmi policromi e mosaici, statue e trabeazioni, tutte espoliate nei secoli.
A testimoniarlo, la ricostruzione in 3D ispirata agli
acquarelli ottocenteschi di
Edmond Paulin. Ma anche la magnificenza della facciata da 25 metri recuperata. Quasi un fondale scenico, dove oggi, come un arazzo sospeso, troneggia un g
rande mosaico in banco e nero della Casa romana della Stazione Termini, appartenente alla collezione del museo.
Altro appuntamento, promosso dalla Sovrintendenza capitolina, ai
Mercati di Traiano, dove è stata inaugurata la mostra
“Le chiavi di Roma. La città di Augusto”, in gemellaggio contemporaneo con Alessandria d’Egitto, Sarajevo, Amsterdam. Qui l’archeologia duetta con la tecnologia multimediale. Il filo rosso è il
racconto hi-tech della Roma trasformata in impero sotto la guida, l’estro visionario e l’intelligenza di Augusto.
Si può “camminare” sopra una Roma di duemila anni fa, e
si possono visitare virtualmente tutti i monumenti legati all’imperatore, dall’Acquedotto Vergine al Teatro di Marcello. Si può ascoltare mentre parlano
Agrippa, il braccio destro di
Augusto, e
Livia la sua amatissima terza moglie. E si può giocare con un seriuos game di
simulazione realistica in 3D basato sull’interazione naturale: il divertimento sta tutto nel trasformarsi in un ologramma e scoprire i luoghi di Augusto.
Insomma, il calendario per di eventi editato per ricordare l'imperatore Augusto (23 settembre) è fitto e più che interessante e ai romani non può che far piacere sapere che almeno la Roma antica sta a cuore a qualcuno, il problema è la Capitale dei nostri giorni...