
Elezioni, costi, servizi di trasporto pubblico e... il caos. Ad informare sullo stesso brutto copione dell’ultima tornata elettorale segnata dalla riduzione dei servizi di trasporto pubblico locale, provocati dalla partecipazione dei dipendenti delle aziende di trasporto pubblico alle urne in qualità di scrutatori e presidenti, ma, soprattutto di rappresentanti di lista è stata l'ASSTRA (l’associazione delle aziende di trasporto pubblico locale)).
Che ha fornito anche qualche numero interessante per potersi indignare più seriamente.
"Su un
campione di aziende di trasporto pubblico locale con 50.000 addetti, oltre il
10% è risultato assente dal lavoro per svolgere funzioni elettorali, per un totale di
15.000 giornate di lavoro perse, con un costo per le rispettive aziende di trasporto pubblico locale di
oltre un milione di euro".
A questo punto è stato
Marcello Panettoni il presidente di ASSTRA a descrivere per filo e per segno il fenomeno paradossale: “Attese defatiganti e ressa per salire sui mezzi quando finalmente arrivavano alle fermate. Una brutta storia che denunciamo
da sei tornate elettorali a tutti i governi che si sono succeduti nel tempo. Ma abbiamo sempre trovato un muro di gomma, col risultato che, ad oggi, nessuna istituzione o autorità si è mai mossa per sanare questo problema paradossale. Eppure si tratterebbe di rimuovere un’anomalia dovuta ad una interpretazione poco comprensibile di una legge che consente ai dipendenti delle aziende di trasporto pubblico locale di assentarsi per partecipare alle urne con funzioni di scrutatori e rappresentanti di lista, possibilità che invece è preclusa ai dipendenti del ministero dei trasporti e di Trenitalia. Non si capisce perché i Prefetti possano limitare il diritto allo sciopero, costituzionalmente protetto, a tutela del diritto alla mobilità dei cittadini in caso di sciopero, e non lo fanno a tutela dello stesso diritto nei confronti di coloro che si assentano per tre giorni in qualità di rappresentanti di lista!”.
Insomma la regola confermata dalla regola. Nessuna eccezione, siamo in Italia.