

E' una di quelle storie che merita di essere raccontate anche perché ha completamente stravolto il mondo della musica.
Il primo appuntamento tra George Martin, storico musicista e produttore scomparso ieri, e il gruppo più famoso della storia: i Beatles. «Ero un giovane dirigente della Parlophone, e ne avevo accettato,
nello stupore generale, la direzione: quel posto non lo voleva nessuno
ma io da qualche parte dovevo pur cominciare - raccontò Martin - Avevo fin lì lavorato con
classica, teatro, jazz e qualche autore di canzoni raggiungendo buoni
risultati. Ma era il 1960 e sentivo che mi mancava un colpo nel pop: ero
in cerca di un gruppo da lanciare, solo così il marchio di cui ero
responsabile sarebbe decollato. Il mio editore mi parlò di una band, il
loro manager, Brian Epstein, riuscì ad incontrarmi alle quattro del
pomeriggio dopo una inenarrabile serie di traversie e ritardi. I
ragazzi, emozionatissimi, mi fecero ascoltare i loro demo: terribili,
spazzatura, ma c’era anche Love Me Do.
Sapevo che Decca e altri
grandi etichette li avevano già cacciati, e li capivo, ma avevano
fascino, carisma e senso dell’umorismo e volli fare una prova: un’ora di
studio per vedere cosa se ne poteva tirare fuori. Anche perché la mia
perplessità li aveva spinti alle lacrime. Il resto della storia lo
sapete tutti».
Anche per questo sir George Martin era soprannominato il "quinto Beatle". E' morto ieri a 90 anni, a dare la
notizia è stato l'amico Ringo Starr. Con lui se ne va
un pezzo fondamentale della musica del Novecento. Martin nacque a
Londra nel 1926 e iniziò a suonare il piano fin da bambino a soli sei
anni. Dal 1947 al 1950 frequentò la Guildhall School of Music and Drama,
importante scuola di Londra in cui perfezionò la sua conoscenza del
pianoforte e iniziò a suonare l’oboe. Negli anni Cinquanta Martin lavorò
per alcuni mesi alla BBC, dal 1955 divenne manager della Parlophone,
etichetta musicale fondata a Berlino, in Germania che poi diventò la
EMI. Martin incise, usando lo pseudonimo Ray Cathode, una canzone
strumentale intitolata Time Beat. Negli ultimi anni aveva perso quasi completamente l'udito ma aveva continuato a lavorare.
"Ormai ci sento malissimo – raccontava con sorriso – non mi godo più le cose: mi ci sono voluti quattro anni per fare la colonna sonora dello spettacolo del Cirque du Soleil sui Beatles che ha debuttato a Las Vegas nel 2006". La sua risposta alla malattia fu l’impegno per una fondazione contro la sordità. "Non ci sento a causa di tutta la musica ascoltata negli ultimi trent’anni, su questo non ci
piove" - spiegò Martin con la consueta ironia.