

Gli italiani sono trai i migliori Fake News Hunters, ovvero i più grandi "cacciatori di bufale" del web. A sottolinearlo sono stati i ricercatori della
Oxford University, in collaborazione con quelli della
Michigan State University, chahe nno intervistato in totale 14 mila utenti. Lo studio si è focalizzato su
7 Paesi:
Italia, Francia, Germania, Polonia, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti.
Ai "navigatori" è stato chiesto principalmente come usano i media
tradizionali online, quali preferiscono e cosa pensano dell'informazione
che circola in Rete.
Stando alle risposte date ai ricercatori,
gli intervistati - italiani in particolare - sembrano ben consapevoli
della possibilità di incorrere in notizie bufala, motivo per cui tendono
sempre a verificare la veridicità delle cose che leggono online.
Secondo lo studio,
in Italia gli utenti che utilizzano Internet dedicano
più tempo per il "fact-checking" (verifica dei fatti) rispetto a quelli
degli altri Paesi. Inoltre, sono abituati a consultare una varietà di
fonti e a comunicare con persone che hanno opinioni politiche diverse.
Percentuali alla mano, rispetto agli utenti delle altre nazionalità,
gli italiani controllano la veridicità delle notizie "spesso" o "molto spesso".
In totale, il 61% ha detto ai ricercatori di averlo fatto, seguito dal
58% in Spagna e dal 35,3% in Germania. Nonostante la presenza frequente
di fake news, più della metà degli italiani intervistati (il 55,8%)
crede che i motori di ricerca siano affidabili e ammette di preferire
comunque Internet a qualsiasi altro tipo di fonte informativa:
"La
sfiducia nei media tradizionali può anche essere collegata con
l'ambiente politico italiano che non è stato molto stabile ed è stato
caratterizzato dalla corruzione frequente", sostiene il ricercatore.
Internet rimane allora la principale fonte di informazione davanti a
televisione, radio e giornali. C'è da dire però che il numero di siti
italiani che pubblica notizie false è cresciuto in modo significativo
dal 2015.
Michelangelo Coltelli, fondatore di
Butac.it,
sito che smaschera le bufale, ha spiegato che
"in Italia ci sono pagine
web utilizzate per fini politici, per disinformazione, ma anche per far
soldi attraverso "clickbait". "Purtroppo non credo ci sia una soluzione
a questo a parte l'istruzione", sostiene Coltelli.
"Bisognerebbe
iniziare a scuola a insegnare ai bambini la differenza tra notizie false
e notizie reali".