
"Abbiamo vissuto insieme questi ultimi vent'anni, l'ho difeso appena estradato e poi l'ho ospitato nella mia casa. Per me era praticamente come un padre e un nonno". Iniziamo da quest’affermazione per capire meglio la persona di cui stiamo per tracciare il profilo. A parlare così è il suo avvocato,
Paolo Giachini, difensore dell'ex capitano delle
SS,
Erich Priebke, morto ieri a Roma dove viveva.
Il “nonnino”, che ha difeso, sarebbe l’uomo condannato all'ergastolo per l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Noi tracceremo il profilo del centenario capitano, partendo da come lui si è presentato.
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'Io ho conosciuto personalmente i lager. L'ultima volta sono stato a Mauthausen nel maggio del 1944 a interrogare il figlio di Badoglio, Mario, per ordine di Himmler. Ho girato quel campo in lungo e in largo per due giorni. C'erano immense cucine in funzione per gli internati e all'interno anche un bordello per le loro esigenze. Niente camere a gas''. E' quanto scriveva proprio Priebke nella lunga intervista-testamento scritta in occasione dei suoi 100 anni.
Il testamento è discusso e in discussione, ma occorre proseguire per capire la pelle d’oca che provoca.
Sulle camere a gas l'ex capitano delle Ss affermava : ''
A Norimberga sono state inventate un'infinità di accuse. Per quanto riguarda quella che nei campi di concentramento vi fossero camere a gas aspettiamo ancora le prove”.
Le prove? Come se non bastassero quelle già prodotte dalla storia fin qui.
E poi il racconto di cosa, secondo lui, si faceva nei campi di concentramento, dove
“i detenuti lavoravano, molti uscivano dal lager per il lavoro e vi facevano ritorno la sera”.
A dimostrazione tutto questo, secondo lui, che “i
l bisogno di forza lavoro durante la guerra è incompatibile con la possibilità che allo stesso tempo in quel punto del campo vi fossero file di persone che andavano alla gasazione. L'attività di una camera a gas è invasiva nell'ambiente, terribilmente pericolosa anche al suo esterno, mortale. L'idea di mandare a morte milioni di persone in questo modo nello stesso luogo dove altri vivono e lavorano è pazzesco''.
Pazzesco è che ancora, all’età di 100 anni, non avesse fatto un serio esame di coscienza e un mea culpa neanche in morte l’abbia pronunciato.