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Clamoroso! CLICCA QUI per sapere come è finita". Quanti di voi hanno visto un
simile post su Facebook? Da oggi la quantità di questi articoli
diminuirà sensibilmente vista la battaglia annunciata dal social network contro il "click-baiting", l'adescamento studiato a tavolino per aumentare i visitatori di un determinato sito.
La notizia arriva direttamente dalla sezione "News" di Facebook: "Stiamo introducendo
un nuovo parametro per scoraggiare le notizie che invitano a cliccare e che molti giudicano come spam".
Un modo per permettere agli utenti di spendere il loro tempo in modo adeguato: "I giornali o i profili di chi posta continuamente, con
intestazioni 'esca', link che gli utenti non apprezzano e che finiscono per non leggere, vedranno diminuire il loro potere di diffusione in pochi mesi. Stiamo facendo questi cambiamenti per essere sicuri che le persone vedano solo quello che vogliono davvero vedere su Facebook".
La decisione
apre di fatto al ritorno del giornalismo che fu, quello in cui
non si doveva ingannare il lettore con un titolo fuorviante, ma accompagnarlo nella scoperta del pezzo, dandogli già nel titolo le linee guida dello stesso.
Nell'era dei clic, invece, la tentazione di
portarlo ad "aprire l'articolo" spesso supera la doverosa attenzione a far sì che, una volta entrato, lo stesso lettore non
abbandoni subito la lettura indispettito.
Il problema, come noto, è che
il clic di un lettore deluso pesa come quello di uno interessato. Se poi il "click-baiting" è ben costruito sarà facile vedere gli "articoli esca" in cima a
quelli più letti (o caldi, come li definisce un noto quotidiano italiano) del giorno, a dispetto di quelli costruiti meglio. E sicuramente più interessanti.
Dove non arriva la deontologia, ecco l'algoritmo. Il XXI secolo, si sa, è anche questo...