
Il ricordo di Lucio Dalla è vivissimo. Come lui, forse, nessuno mai. Un'artista unico che combatteva l'abitudine come pochi altri. La sana e artistica curiosità è stato senza dubbio uno dei segreti del suo successo. Un artista sì, nel senso più ampio del termine. Insomma, un vero numero uno che a quattro anni dalla morte lascia ancora un vuoto incolmabile nella sua Italia. Un Paese che ha amato e raccontato con lucidità e originalità.
Quattro anni, dicevamo. Benedetto Zacchiroli, amico e consigliere comunale, attacca: "Agli eredi non importa patrimonio culturale". Ma l'assessore alla cultura Davide Conte stempera la tensione: "Memoria così grande e difficile da gestire, la Fondazione Dalla ha una sua autonomia e ha deciso di organizzare la maggiore iniziativa a Roma, noi pensiamo già al prossimo anno, quando porteremo la voce di Lucio nella sua città". Lo riporta La Presse che poi approfondisce l'intervento del consigliere Zacchiroli.
"Più che i fuochi d'artificio mi interessa il ricordo ordinario e quotidiano di Lucio, che tuttora manca", ha spiegato proprio a LaPresse. Così le critiche sono anche per la Fondazione Dalla, l'ente titolato a organizzare il ricordo del cantautore bolognese, e i parenti che ne gestiscono l'eredità economica: "Non mi sembrano, però, interessati all'eredità culturale di Dalla, una risorsa invece per la nostra città e non solo. Magari in futuro sarò smentito e se succederà esclamerò 'Alè' come diceva Lucio". Insomma, parole chiare ma comunque speranzose. Quella speranza che a Lucio non mancava di certo.
"Non è né apprezzabile né giustificabile che ci siano delle polemiche che impediscano l'apertura della sua casa-museo. Bologna dovrebbe esserne orgogliosa, non ha senso tenerla chiusa". Così il
regista Pupi Avati nel giorno del quarto anniversario della scomparsa dell'amato artista. Insomma, le voci si moltiplicano e la possibilità che il prossimo anno, il 1 marzo del 2017 quando sarà già passato un lustro dalla morte di Dalla, cambi qualcosa c'è. Ci deve essere.