
Sbarca a Venezia 74 anche il
controverso “Loving Pablo” film prodotto e interpretato da Javier Bardem e
dalla compagna Penélope Cruz.
Un po’ di comprensibile emozione
traspare dai volti dei due attori, oggi sposati, che molti anni fa arrivarono a
Venezia – giovanissimi e agli albori della propria folgorante carriera
cinematografica – con “Prosciutto, prosciutto” di Bigas Luna. Ora, dopo aver
raggiunto la grande fama mondiale che li ha portati sino ad Hollywood (insieme
hanno girato “Vicky, Cristina, Barcelona” con il regista culto Woody Allen)
sono ritornati a Venezia, da marito e moglie e con due figli piccoli, per
presentare un progetto particolarmente caro a Bardem, “Loving Pablo”, pellicola
diretta da Fernando Leon de Aranoa – già regista de “I lunedi al sole”) – in cui
l’attore spagnolo dà sfogo ad un desiderio coltivato quasi in segreto da molti
anni, quello cioè di analizzare la figura del tenebroso narcotrafficante
colombiano, nelle sue mille sfaccettature, nelle sue luci ed ombre di temibile
malfattore e dolce padre di famiglia, seguendo la traccia delineata dal libro “Amando
Pablo, odiando Pablo” – il titolo è già di per sé molto eloquente – scritto dalla
giornalista Virgina Vallejo, per anni amante del re dei narcos.

“Come attore mi interessava
entrare nella testa di un personaggio complesso, è un progetto che
accarezzavo da tantissimo, me l’hanno offerto tante volte e ho sempre rifiutato.
Cercavo una chiave di lettura – racconta Bardem alla presentazione della
pellicola - nel libro è descritto come un padre amoroso che ha procurato
orrore e sofferenza a tanti padri e madri. Una contraddizione che volevo
indagare” e che sembra aver spaventato molto la sua compagna di vita e collega
di riprese, Penélope Cruz che ai molti giornalisti presenti alla kermesse
cinematografica dell’isola ha raccontato come non vedesse l’ora che le riprese
giungessero al termine “Man mano che giravamo mi spaventava vedere la
trasformazione di Javier ma più che per la somiglianza per l’energia
aggressiva. Mi dava nausea il personaggio non il trucco. In alcune scene ho
avuto veramente terrore”. D’altronde entrare nel personaggio Pablo Escobar non
deve essere stata cosa facile: 20 kg in più – portati con il consueto fascino
dal bell’attore spagnolo per le vie di Venezia – sono stati un passaggio
necessario ma non sufficiente. Escobar, come racconta il libro della sua
compagna più celebre, la giornalista colombiana Virginia Vallejo, ha avuto
mille vite e mille sfaccettature: prima narcotrafficante, poi leader del narcotraffico
sudamericano, infine la carriera politica nel parlamento colombiano, strumento
di ulteriore potere e abbattimento degli ostacoli che avrebbero potuto
frapporsi tra lui e la realizzazione economica derivante dal commercio di
stupefacenti. In ogni caso, dalle parole di chi lo ha interpretato, Javier
Bardem, non arriva una condanna netta, una inappellabile demonizzazione, una
totale attribuzione delle colpe alla figura di Escobar perché “Escobar come
Hitler non è arrivato da un altro pianeta. La sua forza è stata il consenso
della gente. È un essere umano che qualcosa ha trasformato in mostro, il lavoro
dell’arte è guardarci dentro le contraddizioni” . Ciò che invece si deve
condannare in toto è la mitizzazione della figura del narcos, “bisogna dire che
il punto di arrivo è la morte e la distruzione” ha precisato l’attore, anche
produttore del film che arriverà nelle sale italiane per Notorious a Marzo
2018.
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