

di Eleonora Baldo
Un Vaticano dai colori e dai
personaggi pop quello dipinto da Paolo Sorrentino nella fiction, presentata
ieri al Teatro Moderno di Roma, “The young Pope”, in cui il giovane Papa, Pio
XIII, al secolo Lenny Belardo, è interpretato dall’attore inglese Jude Law.
“La mia prima missione è stata
quella di capire e studiare la storia del Vaticano e gli effetti che hanno
avuto i Papi nella storia della Chiesa” – ha raccontato l’attore ai giornalisti
- “Entrando nell'abito del Papa ho adottato gesti specifici: tutto è coordinato
dalla veste bianca, in senso letterale. Ora so perché i Pontefici tengono le
mani conserte: è che non sai dove metterle, le mani, quando indossi il vestito
da Papa. Così ho puntato sull'essenzialità dei gesti. Mi sono fatto
minimalista, per esprimere maggior potere. E il bello è che, anche adesso,
continuo a muovermi così”, ha proseguito scherzosamente. Di certo riuscire a
concentrare tradizione e pop art all’interno di un personaggio iconico come il Papa non deve essere
stata cosa facile. Per questo Law dopo un primo momento di smarrimento ha
deciso di affidarsi alla guida registica di Sorrentino che con i precedenti
lavori cinematografici – “La grande bellezza” con cui ha vinto l’Oscar nel 2014
e“La giovinezza” – ci ha già abituati ad interpretazioni quasi caricaturali
della realtà. Tratto distintivo a cui non ha voluto rinunciare nemmeno alla sua
prima esperienza di direzione di una serie televisiva, proponendo un Papa, dal
passato e dai modi decisamente stravaganti: figlio orfano di due hippie, cresciuto
da Sister Mary, interpretata da Diane Keaton, guidato nell’ascesa al potere dal
nostro Silvio Orlando nei panni del cardinal Voiello, porterà nelle stanze
papali manie e vizi decisamente temporali, come l’abitudine di bere Coca-Cola
al gusto ciliegia a colazione, girare in infradito Louboutin, fumare e lanciare
invettive, tra un impegno istituzionale e l’altro.
Consapevole del possibile
disappunto che la serie potrebbe suscitare presso gli ambienti vaticani,
Sorrentino ha messo le mani avanti affermando: “The Young Pope non è una serie
provocatoria, lo dico perché io so come va a finire: bisogna vedere tutte e
dieci le puntate”, rassicurando anche i cattolici più osservanti sul fatto che se
sapranno guardare la film come si guarda un’opera d’arte, e non come una
rappresentazione critica della realtà, potranno apprezzarne i contenuti e
godere della visione. D’altronde la serie, in onda a partire dal prossimo 21
ottobre su Sky Atlantic, sembra già piacere parecchio con oltre 120 accordi di
vendita siglati e una seconda serie già in elaborazione, a conferma che la
cordata internazionale di produttori (Sky, HBO, Canal+ e Wildside) c’aveva
visto giusto nell’investire oltre 40 milioni di euro, cifre dalle proporzioni
hollywoodiane, nell’esordio televisivo di Sorrentino.
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