
Tra i nodi non ancora al pettine della legge di stabilità e il dopo-decadenza di Berlusconi, c’è un nuovo rebus per Letta. Che fare coi sottosegretari forzisti? Rebus che vale pure per loro e si traduce nell’amletico: “E adesso che faccio? Mi dimetto o non mi dimetto? Domande senza risposta. Solo schermaglie, ma le poltrone restano tutte occupate. O quasi.
SOTTOSEGRETARI SOTTO SFRATTO. Un viceministro e cinque sottosegretari “ballerini”.
Jole Santelli (Lavoro) e
Rocco Girlanda (Infrastrutture) entrambi berlusconiani prima e dopo la scissione. Girlanda è uomo “storicamente” vicino a
Denis Verdini, il grande architetto dei numeri (elettorali) e delle accelerazioni berlusconiane, regista della
ri-nata Forza Italia e falco a prescindere. Santelli è una forzista della prima ora, devota (politicamente) al Cav., già sottosegretario alla Giustizia durante il governo della maggioranza quasi-bulgara del 2001. Oggi annuncia: “Le mie dimissioni da ieri le ho messe nelle mani del presidente Berlusconi e del mio partito”. Suspense.
Il terzetto berlusconiano si chiude con il
viceministro degli Esteri Bruno Archi, ex consigliere diplomatico del Cav.-premier. C’è poi il s
ottosegretario alla Pubblica Amministrazione Gianfranco Miccichè che con
Berlusconi ha da sempre un rapporto di amore-odio: lo testimoniano i grandi addii e i frenetici ritorni. In Parlamento è arrivato alla testa di
Grande Sud ma alleatissimo del
Pdl di Berlusconi. E adesso? Darà retta al richiamo di falchi forzisti che ‘suggeriscono’ ai colleghi governativi di lasciare la poltrona, o saranno più inclini alla … ragion di Stato? Poco fa
Miccichè ha sciolto l’arcano: “Le mie dimissioni sono già firmate”. Si attende il recapito a Palazzo Chigi.
La
“squadra” si completa con il
sottosegretario agli Affari Regionali Walter Ferrazza: neofita della politica romana (sindaco di Bocenago, Val
Rendena in quel di Trento) ma folgorato sulla strada delle elezioni politiche dal
Mir di Samorì. Infine il
“tecnico” di area Cosimo Ferri,
sottosegretario alla Giustizia: per lui il discorso potrebbe non valere come nel caso dei colleghi più o meno militanti. Senza tessera in tasca non ci sono vincoli o obblighi di partito. Secondo gli spifferi di
Intelligonews, Letta sarebbe orientato a confermarlo al suo posto. Per gli altri invece, si limita a dire –
in perfetto Dc-style – che di rimpasto non si parla e che si aspetta atti conseguenti alla decisione del
Cav. di passare all’opposizione. Conseguenza logica, tatticismo felpato ma ‘sfratto’ sottinteso.
Del resto lo stesso
Cavaliere non ha usato toni perentori: non lo ha fatto nemmeno nel giorno più brutto della decadenza. Un non detto che scatena altri detti (e pensati): vuoi vedere che per il momento
Forza Italia non forza, rinviando l’assalto a
Palazzo (d’inverno) Chigi più in là? Magari in scia con le europee? Congettura che rimbalza tra i divanetti rosso-porpora del Transatlantico. Ore di riflessione, dilemmi e patemi d’animo. Certo è che nel
puzzle dei sottosegretari c’entra pure quello degli assetti della nuova maggioranza che avrà sì, le intese più strette, ma da ieri può vantare maggiore compattezza (e consapevolezza) sugli obiettivi da raggiungere.
NUOVI ASSETTI. Se
Alfano è ministro e vicepremier e al
Nuovo Centrodestra porta in dote altri q
uattro ministri diversamente berlusconiani (
Lorenzin, Quagliariello, Lupi e Di Girolamo) è chiaro che non possa spendere altre fiches. Ma a giocarsi la partita dei posti di sottogoverno potrebbe essere
Scelta Civica che dopo la scissione di
Mario Mauro e il divorzio da
Pierferdinando Casini, di fatto non ha una rappresentanza governativa di peso. Mauro non è considerato dai montiani un “loro” ministro e
Moavero è emanazione diretta di
Monti. E visto che i numeri sono quelli che sono al
Senato, è proprio lì che
Sc farà pesare di più il suo ruolo non solo di cerniera sui dossier delle riforme ma da ieri anche di pungolo all’esecutivo sulle cose da fare e sugli uomini da mettere in campo per farle.
GRUPPI NEWS. Partita nella partita che si delineerà più chiaramente dalla prossima settimana. Riguarda i due partiti scissi:
Forza Italia e Scelta Civica. Un problema non da poco e non solo di … scranni in Parlamento. Quando ci si separa c’è da dividere i soldi: e qui il dilemma si fa fitto. In tempi di vacche magre, con la scure del taglio dei finanziamenti ai partiti, c’è poco da scialare. Altro rebus, tutto in casa di
Sc:
chi tra i casinian-mauriani (più forti al Senato) e i montiani (più forti alla Camera) avrà maggiore voce in capitolo a Palazzo Chigi?
Nel valzer degli
equilibri e delle
strette intese, irrompe il
rock di Roberto Formigoni (Ncd): “Forza Italia è passata all’opposizione, ma i sottosegretari di Forza Italia restano al governo. Cugini, chi sono i poltronisti?”. Tutto in un tweet.