

“Rosatellum, chi era costui?” avrebbe il
diritto di chiedersi qualsiasi italiano, parafrasando Manzoni nella citazione
della famosa domanda che don Abbondio “ruminava tra sé”: “Carneade! Chi era
costui?” Certo, don Abbondio, curato di campagna nella Lombardia del Seicento,
aveva tutto il diritto di non sapere chi fosse l’oscuro filosofo di Cirene che
nell’antica Grecia aveva aderito alla corrente degli scettici. Ma anche l’Italiano
medio di oggi, qualsiasi Italiano, ha diritto di non sapere cosa cavolo sia il Rosatellum.
Ebbene:
è il nome, sarebbe meglio dire il nomignolo, o se vogliamo fare gli evoluti
internettari il “nickname”, della legge elettorale appena approvata dalla
Camera. La denominazione di Rosatellum
deriva dal nome dell’onorevole Rosato, capogruppo PD e autore della proposta di
legge. Semplice. Già, ma perché “Rosatellum” e non “Legge Rosato”, se proprio
volessimo consegnare l’autore alla Storia? Oltre tutto, nell’attuale
denominazione sembra scorrere una certa ironia…
Il
responsabile storico di queste licenze linguistiche, e dobbiamo risalire agli
inizi degli anni Novanta, à l’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,
allora deputato D.C. Fu lui che, nel 1993, per mandare in soffitta il sistema proporzionale col quale si era votato
fin allora in Italia, propose una nuova legge elettorale, semi maggioritaria. E
fu quello spiritaccio toscano del politologo Giovanni Sartori a definire quella
legge, che lui riteneva pasticciata, Mattarellum,
dal nome appunto del proponente. Curiosamente, questa ironica desinenza
latineggiante -ellum rimase poi
appiccicata alla definizione giornalistica di quasi tutte le successive leggi
elettorali, proposte o bocciate. E fanno bene i giornalisti a cavare dalla noia
dell’attualità parlamentare qualche lieve pretesto d’ironia.
Infatti
la successiva legge elettorale, opera di Roberto Calderoli e dallo stesso
autore definita “una porcata”, divenne giornalisticamente, e sempre con lo
zampino del diabolico Sartori, il Porcellum.
Sul successivo Italicum, intermezzo
linguistico renzianamente atipico, intervenne l’alta corte della Consulta, e
ciò che ne rimase in vita non poté non chiamarsi Consultellum: è la legge con la quale si voterebbe nel caso che il Rosatellum non venisse approvato. Ma non
dimentichiamo che nel frattempo, dalla storica sentenza ad oggi, si fecero altri
tentativi per trovare una soluzione; e fra questi il Tedeschellum, proposta di legge elettorale che ricalcava il sistema
tedesco, che però naufragò.
Si
approverà il Rosatellum anche al
Senato? C’è chi lo spera, c’è chi lo teme. Ma in ogni caso teniamo ben presente
che d’ora in poi, quando troveremo, nelle cronache parlamentari, qualcosa che
termina in –ellum, nessun dubbio: si
tratterà di una nuova legge elettorale.